Fiorella Corsi è un’artista dall’animo intrepido. Datele uno spazio e lo farà germogliare di simboli. Datele uno squarcio di cielo e lo farà vibrare. Da anni modella e scolpisce forme/strutture in terra, che assembla e compone in istallazioni di grande pregnanza. Emblemi della Terra-Madre e di miti ed archètipi della nostra memoria mediterranea.
In questa opera recente, ecco profilarsi un minareto. Un minareto minimale, ispirato all’architettura afro-sahariana in adobe, di Djenné (Mali).
Un minareto? Perché no? Evoca la salda, eppure fragile, visione dell’immanenza solitaria, l’oasi di tutte le nostre parole pietrificate. Un totem ed obelisco, che la Terra protende, come sacra struttura verso il cielo.
Toni Maraini
New York, luglio 2005
T.M. Nata a Tokio (Giappone), scrittrice, poeta, storica dell’arte, studiosa del Maghreb, dirige a Roma i “Quaderni” del Fondo Moravia ed è membro di Horizons Maghrébins (Toulouse).
MANI AFFETTUOSE E VOCI CANTATE ALL’AURORA
Quando fu domandato a Diankouno Dolo, della tribù dei Dogon, perché le loro case fos- sero rotonde, rispose che non rotonde erano, ma quadrate con forme affettuose. Le mani che costruiscono sono affettuose, morbide e danno origine a forme morbide e affettuose. Per Diankouno le mani, l’argilla e la pioggia impastano muri plasmati dai sentimenti, case per il corpo e per l’anima.
Con Mediterranea Fiorella Corsi, che delle possibilità della creta ha fatto campo di ricer- ca totale, ha raggiunto il Sahel, il delta del Niger, l’Islam nero. È un Mediterraneo simbo- lico il suo, quale mare azzurro degli scambi, degli incroci e degli alfabeti. Mediterranea è certo un minareto, un minreto di Djenné in terra cruda. Un minareto in Occidente è, oggi, segno scandaloso di richiamo all’intelligenza, al convivere, al capire. Si erge alto contro i colori saturi del cielo africano e ci ricorda che la fiducia, la comprensione e la parola, sono strade umane percorribili. Se ne richiede però una costante cura e manuten- zione: in primavera gli abitanti di Djenné salgono sugli alti pali infissi, per consolidare le pareti dei minareti, pali che segnano il tempo come meridiane e trasudano sacrificio come frecce di martire. Molta fatica, tutti insieme, ma ancora domani canterà la voce del muezzin.
Maura Picciau
Storico dell’arte, presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.